
E’ il grande Stefano, che di
cognome fa Nyers ma di nome non si sa: Etienne, Stefano, Istvan sono i nomi
intercambiabili per chiamare questo stravagante apolide nato nel 1924 in
Francia da genitori ungheresi e con alle spalle una travagliata gioventù
fuggiasca trascorsa a Praga. Un ragazzo senza fissa nazionalità fuori dal
campo, un attaccante dalle indubbie qualità dentro il rettangolo verde: statura medio-bassa, coraggio da leone, muscoli
rapidi e potenti, tiro al fulmicotone, straordinaria capacità di effettuare
rimesse laterali sino a quaranta metri, un giocatore progettato per il gol e
per entusiasmare le folle. Amante della bella vita e dei locali da ballo, delle
auto americane e del rischio (calcio, biliardo o poker non faceva alcuna
differenza): centravanti eccentrico ma sublime, un vivace zingaro pieno di
amici che sul manto erboso adorava fasciare
i suoi fantastici piedi con cavigliere bianche poste sopra i calzettoni e nei
tabarin dava invece sfogo a tutta la voglia di vivere che il recente e
drammatico periodo bellico aveva forzatamente tarpato. Erano gli anni Cinquanta
del capoluogo meneghino: quelli che videro il Milan tornare a vincere uno
scudetto dopo quarantaquattro lunghissime stagioni e l’Inter consolidare la
propria tradizione di club fremente e aristocratico sbocciato il 9 marzo 1908
dall’ispirazione del pittore Giorgio Muggiani, gli anni romantici della malavita
non violenta e di “Miracolo a Milano”, premiato e discusso film di Vittorio De
Sica che segnò un’epoca, l’epoca di cui Nyers fu protagonista assoluto guidando,
assieme al favoloso estro di un altro paio d’irrequieti artisti offensivi come
il toscanaccio Benito Lorenzi e lo svedese “Nacka” Skoglund, la squadra
allenata dal dottor Alfredo Foni al raggiungimento di due tricolori consecutivi
nel 1953 e nel 1954.
Il secondo di questi giunto, prima
di lasciare la Madonnina con destinazione Roma giallorossa, in coda all’ultima
stagione del bomber-giramondo all’ombra del Duomo: un’annata iniziata però dal
fenomenale Istvan – causa perdurante diatriba
col poco malleabile presidente nerazzurro Carlo Rinaldo Masseroni, che non
voleva concedergli il tanto richiesto aumento di stipendio e diede dunque a
Foni l’ordine di metterlo ai margini – solo l’1 novembre 1953 in occasione del
match contro il Milan degli assi scandinavi Nordahl e Liedholm. Una gara di cui
Nyers, finalmente ottenuto l’agognato ritocco d’ingaggio più per merito delle
pressioni dei consiglieri che per volontà dello stesso Masseroni (il quale, per
protesta, disertò la stracittadina), fu star incontrastata grazie alla
realizzazione delle tre le reti che firmarono il netto 3-0 ai danni dei rivali
rossoneri: tripletta memorabile del “Grand Etienne” per uno dei dieci derby
maggiormente sfavillanti della saga del Biscione, una gloriosa epopea
attraversata dalle indimenticabili gesta di un campione dall’incerta
provenienza da 133 gol in 182 partite disputate.
Il primo di una lunga e
leggendaria serie di fuoriclasse stranieri protagonisti con la casacca della
Beneamata, a dispetto di tutti quei grotteschi arrampicatori di specchi che,
quando non sanno a cosa appigliarsi pur di attaccare la società di Massimo
Moratti, utilizzano la noiosa e ritrita scusa dei pochi italiani presenti
all’interno della formazione nerazzurra: chi conosce il calcio sa invece
benissimo che a contare sono esclusivamente le qualità degli atleti a disposizione
e non certo il loro paese d’origine, tant’è vero che ad esempio non ci sarebbe
stato alcun epico ed invidiato Triplete se l’Inter avesse per assurdo avuto tra
le sue fila i nostranissimi Abate, Chiellini, Antonini, Borriello e Iaquinta al
posto dei vari Maicon, Samuel, Zanetti, Eto’o e Milito (quest’ultimo, magnifico
eroe di molte e vittoriose sfide infuocate tipo quella dello scorso 3 novembre
nello stadio di una Juventus che, al termine di quarantacinque minuti di
vergognosa farsa, stava ingiustamente riuscendo ad accaparrarsi il bottino grazie
ai soliti, irritanti, evidentissimi e storicamente certificati errori arbitrali
a favore). Onore dunque al gitano del gol Stefano-Istvan-Etienne, che ha avuto
il privilegio di trovarsi dappertutto a casa propria come può accadere unicamente,
per dirla con una citazione del romanziere francese Honoré de Balzac,
“ai ladri, ai re e alle prostitute”.
Nyers, morto in povertà a Subotica nel giorno del novantasettesimo compleanno
del Biscione, è stato indiscutibilmente un re. Il re apolide.
Istvan Nyers
Merlebach (Francia) il 25/03/1924
Attaccante
All’Inter dal 1948 al 1954
Totale presenze-gol: 182-133
Vittorie: 2 scudetti (1952/’53, 1953/’54)